Bellugi, l'ultimo saluto a Mauro per un amore senza fine

La commozione, l’affetto e la vicinanza di tutto il mondo del calcio, Inter in testa
Bellugi, l'ultimo saluto a Mauro per un amore senza fine© LAPRESSE

MILANO - Questa mattina i suoi tifosi, quelli dell’Inter ma non solo, lo aspetteranno ancora una volta e lo applaudiranno scandendo il suo nome per dargli un ultimo saluto terreno. Si svolgeranno infatti oggi a Milano i funerali di Mauro Bellugi, presso la Basilica di Sant’Ambrogio, con inizio delle esequie fissato per le ore 11. Il tempio cattolico dedicato al santo patrono è il posto dove negli ultimi anni la città spesso si è riunita in un abbraccio per dire addio a chi, con la maglia dell’Inter ma anche con quella del Milan, ha lasciato questa terra. Se dal tempio del calcio, San Siro, ancora una volta Bellugi è uscito vincitore nel derby di domenica (che l’Inter gli ha dedicato), la mattinata di oggi varrà come trofeo dell’affetto che lascia nel cuore degli interisti, e non solo. A Sant’Ambrogio, prima di lui la Milano del calcio ha già salutato Giacinto Facchetti, Cesare Maldini e solo a giugno un altro campionissimo nerazzurro, Mario Corso. Chissà se come accaduto in altre occasioni alla dipartita delle leggende, i tifosi dell’Inter esporranno uno striscione per ricordare Bellugi, come del resto è già apparso proprio in occasione del derby fuori dallo spazio, negli spazi antistanti la Curva Nord: buon viaggio, eroe nerazzurro - gli auguravano. Ad accompagnarlo in quest’ultimo viaggio ci saranno, oltre agli affetti più cari (la consorte Loredana e la figlia Giada) una delegazione in rappresentanza del club interista al quale resta legata la memoria di Bellugi. Vale la pena ricordare che pur essendo Milano in questo momento un territorio in zona gialla, i tifosi non potranno accalcarsi fuori o dentro la basilica, dal momento che resta valido quanto stabilito nel protocollo anti Covid per lo svolgimento delle cerimonie religiose: quindi niente raggruppamenti, mantenimento della distanza interpersonale e accesso contingentato all’interno dell’edificio.

Proprio il Covid, avversario vigliacco e insidioso, aveva fatto sì che le condizioni di Bellugi peggiorassero, complicando il quadro clinico dell’ex giocatore, già colpito da altre patologie, fino a costringerlo nei mesi scorsi all’amputazione di entrambe le gambe. Quando la notizia delle condizioni del campione, ricoverato all’Ospedale di Niguarda erano state rese note, un’ondata di affetto lo aveva circondato da parte di chi lo aveva tifato quando giocava con la maglia dell’Inter, ma anche di chi lo aveva supportato quando vestiva l’azzurro della Nazionale. Un attestato d’amore collettivo, mentre lui continuava a dispensare pillole di attaccamento alla vita dando testimonianza di quanto accaduto e delle sue condizioni a giornali e tv lui che è anche stato a lungo volto televisivo e non a caso domenica è stato ricordato da tanti operatori del settore che hanno avuto la fortuna di poter lavorare con lui neegli anni passati. Il piano di Bellugi era quello di ritornare alla vita con l’ausilio di protesi bioniche. Di tornare magari anche allo stadio questa estate, per potersi godere l’Italia che gioca l’Europeo. Invece l’Europeo lo guarderà da lassù, con amici e rivali di un tempo, i grandi che ormai ci hanno lasciato. Dispiace ai tifosi, ma anche agli amici, a chi con lui per esempio ha condiviso l’avventura dei Mondiali in Argentina, nel 1978: a detta di Beppe Bergomi, da giorni nella chat che condividono gli ex campioni del mondo dell’ 82 (un gruppo che si è forgiato su quello che quattro anni prima aveva perso la finalina per il terzo posto contro il Brasile) coloro i quali in passato hanno condiviso lo spogliatoio con Mauro Bellugi non fanno che ricordarlo con bellissime parole. Mancherà per la grande empatia che sapeva costruire con le persone e per la vivacità verace con la quale sapeva appassionare da tifoso della sua Inter anche chi nel calcio preferiva altri colori.

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