Che lavoro farà

Il boom dello smart working, le mascherine, le professioni più richieste una volta che le restrizioni si allenteranno: parla l’esperto
Che lavoro farà

Questo articolo è stato pubblicato sul numero 15 di Vanity Fair, in edicola fino al 15 aprile.

Che lavoro farà quando l’emergenza sarà finita? Le riaperture delle attività produttive non coincideranno con la fine delle restrizioni: le regole di distanziamento sociale sono destinate a durare ancora a lungo per evitare che la curva dei contagi torni a salire, ma non tutti i mestieri possono convivere con certe limitazioni. Per Andrea Malacrida, amministratore delegato di Adecco Italia, l’agenzia multinazionale di selezione del personale, le trasformazioni sul lavoro rimarranno pure quando il virus sarà stato sconfitto: «La vera sfida consisterà nel sapersi adattare al nuovo scenario che andrà prendendo forma».

Il lavoro agile tornerà di nicchia?«Penso di sì. Ci siamo resi conto che una parte dei settori del terziario avanzato e delle professioni creative può lavorare da remoto grazie agli strumenti tecnologici di cui disponiamo, ma lo scambio di intelligenza umana rimane comunque fondamentale. Poi ci sono centinaia di altri lavori che hanno una necessaria componente fisica e per i quali la riapertura nel rispetto delle regole di social distancing è essenziale: profondi cambiamenti organizzativi attendono la produzione industriale, i servizi logistici ed energetici».

In quali settori si registrerà un picco della domanda di lavoro nei prossimi mesi?«Per esempio stimiamo sul medio termine un fabbisogno non coperto di oltre duecentomila lavoratori nel settore agricolo e dell’allevamento. Le regole di distanziamento costringono invece a una difficile ripartenza le piccole e micro imprese che gestiscono flussi di persone, come negozi, ristoranti, palestre, cinema e alberghi. Soffriranno i lavori legati alla moda e al lusso, dove gli effetti della pandemia si faranno sentire sulle collezioni fino alla metà del 2021, e i cosiddetti gig worker, ovvero chi svolge lavori intermediati da piattaforme online come Uber».

Quali saranno le figure professionali più ricercate una volta superata l’emergenza?«I professionisti della logistica, dai magazzinieri ai trasportatori, della grande distribuzione e della pulizia e della disin- fezione continueranno a essere molto richiesti. Crescerà nel contempo il bisogno di lavoratori specializzati in tecnologia. Nelle aziende strutturate verrà valorizzata la figura del risk manager e del responsabile salute e sicurezza».

I mestieri che si salvano: uno su dueIn Italia l’industria manifatturiera impiega un quarto degli occupati, e fino a prima dell’emergenza appena 1 dipendente su 5 aveva sperimentato il lavoro agile. Quali sono quindi i lavori che possiamo continuare a svolgere, in epoca di restrizioni? Tira le somma l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri in un articolo scritto per Lavoce.info: l’economista ha classificato i mestieri che la gente svolge in tre categorie, sulla base del loro grado di «adattabilità». Secondo i suoi calcoli in Italia il 24% degli occupati può lavorare da casa: si tratta di docenti, architetti, avvocati, per esempio. Saliamo al 31% se agli smart worker aggiungiamo i lavori che richiedono spostamenti ma senza avere contatti diretti con altre persone: giardinieri e orefici rientrano in questa fascia. Circa alla metà delle occupazioni (il 46%) si arriva aggiungendo coloro che necessitano, per lavorare, di sporadici contatti interpersonali, che comunque si possono mettere in sicurezza: meccanici o elettricisti per esempio. Restano escluse le professioni che prevedono contatti frequenti e ravvicinati (medici, muratori, baristi, operatori fieristici): circa il 30%.

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