2017, l’anno dei comandi vocali. Amazon è in testa

2017, l’anno dei comandi vocali. Amazon è in testa
Con la sua Alexa è in vantaggio su Google e Apple. Gli assistenti vocali sulle auto stanno per fare boom negli USA

di Alberto Sabbatini

24.03.2017 19:24

Presto, anzi prestissimo, guideremo l’auto interloquendo ogni tanto con Alexa. Invece di digitare una meta sul navigatore, detteremo ad Alexa l’indirizzo chiedendole di mostrarci la strada. Oppure le domanderemo se c’è nei dintorni una pizzeria, un pub o un distributore e di indicarci la via.

L’importante è far precedere la domanda dalla parola: “Alexa”. Alexa in Europa è poco conosciuto, ma negli Stati Uniti si sta diffondendo ampiamente. Già 5 milioni di persone hanno un dispositivo Alexa. Dietro questo nome femminile si nasconde l’assistente vocale di Amazon, ovvero un sistema di intelligenza artificiale capace di rispondere a molti quesiti.

Alexa è l’equivalente di Siri della Apple o di Cortana di Microsoft. O anche di Google Now. Solo che a differenza degli altri che funzionano solo su certi hardware, (Siri va solo su iPhone e Mac, Cortana gira sotto Windows), Alexa è indipendente dalla piattaforma, basta avere un account Amazon e un dispositivo di interfaccia. Soprattutto Alexa si sta diffondendo sulle automobili sotto l’impulso di Amazon.

Il colosso della distribuzione online ha capito meglio di altri che la nuova frontiera è quella degli assistenti vocali. E ha dato una decisa accelerazione alle tecnologie per interagire a voce con la sua intelligenza artificiale. Lo scorso Natale, in Usa, il gadget più ricercato da regalare era proprio l’Amazon Echo, ovvero un dispositivo da 50 dollari con altoparlante e connessione wi-fi che serve per interrogare Alexa su svariati argomenti.

Amazon bruciando sul tempo Apple, Microsoft e Google, ha cominciato a stringere accordi con i costruttori di auto per integrare l’assistente vocale Alexa nell’infotainment delle auto. I primi ad aderire sono stati Ford e Volkswagen, che al CES, il salone dell’elettronica di Las Vegas, hanno presentato sistemi di comando vocale a bordo delle proprie auto basati proprio su Alexa. E sono in trattativa con BMW e altri.

Gli assistenti vocali a bordo di un’auto sono destinati a soppiantare le interfacce di comando touch appena nate (come Apple CarPlay e Android Auto) per interagire con l’automobile. Semplicemente perché è molto più semplice e sicuro parlare a voce mentre si guida piuttosto che staccare un dito dal volante per pigiare un pulsante. «La voce dovrebbe essere la via principale per interfacciarsi con i dispositivi preferiti e con i servizi che sono a bordo dell’auto», spiega Don Butler responsabile della divisione Ford Veicoli Connessi.

I colossi dell’informatica hanno capito che la nuova terra di conquista è l’automobile e i costruttori di auto sono pronti e legarsi con chi può fornirgli la tecnologia di comando vocale perché loro non la posseggono. Gli assistenti vocali infatti sfruttano sistemi di intelligenza artificiale su reti neurali e il machine learning, una tecnica di autoapprendimento del linguaggio mediante il funzionamento.

I software di intelligenza artificiale risiedono soltanto sui server delle società di tecnologia. Come Apple,Microsoft, Google o appunto Amazon. Non sono patrimonio dei costruttori di auto. Ma perché gli assistenti vocali funzionino, serve che l’auto sia costantemente connessa a internet per interrogare i server tramite il cloud. Quando voi su un iPhone ponete una domanda a Siri, infatti, il software che vi risponde non è contenuto nella memoria del telefono, ma risiede sui data center di Apple da qualche parte in California. Ogni assistente vocale che fa uso di intelligenza artificiale, per attivarsi, deve essere “svegliato” con il proprio nome. Altrimenti non “sente” la domanda.

Così ci siamo abituati a dire “Ehi Siri”, oppure “Ok Google”. Nel caso di Amazon, basta far precedere la domanda dalla parola “Alexa”. La vera complicazione di questi sistemi, che ne limitano il funzionamento, è la comprensione del linguaggio naturale. Capire ogni accento di ogni linguaggio richiede potenza e calcoli elevatissimi.

Dieci anni fa i sistemi di assistenza vocale erano talmente scadenti che durante una dimostrazione Microsoft, il sistema invece della parola “mum” (mamma) capì “aunt” (zia). Poi i sistemi si sono evoluti perché i colossi dell’informatica li hanno “addestrati” facendo ingoiare loro milioni di parole e suoni pronunciati con voci e tonalità diverse.

La chiave di un moderno sistema di assistenza vocale è quella di apprendere durante l’uso. «Alexa è progettata per diventare più intelligente man mano che la si usa», ha detto Nikko Strom, uno dei “padri” del programma Amazon. Ci sono due ulteriori difficoltà per gli sviluppatori di questi software: una è quella di cogliere comandi pronunciati in presenza di rumori di fondo come il traffico; l’altra è moltiplicare le informazioni per ogni lingua del pianeta.

Infatti, per ora Alexa a differenza di Siri, Google Now e Cortana, capisce soltanto l’inglese e il tedesco. Presto funzionerà anche in italiano: Amazon ha appena aperto un centro di ricerca per l’intelligenza artificiale a Torino che lavorerà per implementare la lingua italiana nell’intelligenza artificiale di Alexa.

Che vantaggio hanno i colossi del software a fornire la propria tecnologia ai costruttori di auto per arricchire le funzioni di un’automobile? Beh il loro principale ricavo sarà il controllo della pubblicità connessa alle ricerche. Siccome la posta in palio è ricchissima, si prospetta nei prossimi anni una vera e propria “guerra della voce”, che vedrà i colossi dell’informatica battersi per mettere le proprie mani sull’infotainment dell’automobile tramite gli assistenti vocali.

Se Amazon sta lavorando con Ford, VW e BMW, dal canto suo Microsoft sta stringendo accordi con Volvo e Nissan per portare su quelle auto il suo Cortana. Apple potenzierà Siri per CarPlay. Mentre Honda vuol farsi le cose in proprio e ha messo a punto un sistema sperimentale di assistenza vocale denominato Hana.

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